Se tu fossi un violino

Di seguito alcuni temi fatti dagli studenti con il titolo Se tu fossi un violino

Tema di Emma Saliba, A2.2

Essere un violino non è facile. Ad esempio, oggi mi sono rotto il ponticello, tutta colpa di Niccolò Paganini, quello che un mese fa, ha avuto la fortuna di comprarmi.

Era da un po' di tempo che mi voleva comprare, e adesso che il suo sogno si è realizzato, ogni volta che mi prende in mano per lucidarmi, mi tocca sentire le sue lamentele contro la sua orchestra. Dice che le trombe vanno sempre fuori tempo, che il pianista non sa che cosa significa do-re-mi-fa-sol-la-si, e che il clarinettista suona il clarinetto peggio di un pinguino che canta l'opera.

Ma a parte questo, Niccolò mi ha portato da un liutaio per ripararmi e adesso sto bene per fortuna. La vita di un violino famoso come me, è piena di concerti, esibizioni ed appuntamenti, non mi lamento, ma sudo sangue ogni giorno. E poi, diciamo la verità, un violino firmato 'Stradivarius' come me implica una certa responsabilità. Non voglio essere scortese ma il suono della mia voce è troppo sottile e perfetto in confronto al resto dell'orchestra.

Per non parlare di quanto mi impegno e faccio del mio meglio durante il concerto. Ovviamente, il risultato è sempre ottimo con l'aiuto del mio violinista Niccolò. E dopo ogni concerto, Niccolò mi lucida per colpa della resina, e mi rimette a posto. Devo sottolineare che la resina ha una grandissima importanza per il mio suono, in poche parole, e come uno 'sponsor'.

Essere un violino implica anche, sapere fare uso di certe tecniche come il vibrato. Il vibrato è ciò che dà vita al mio suono, senza il vibrato il suono risulta acido e inespressivo. A parte questo, sono anche molto importante in situazioni romantiche come San Valentino. Insomma per farla breve, il violino classico è sempre più riconosciuto.

Niccolò è molto orgoglioso di me, e mi loda molto spesso con i suoi amici. Ma resta il fatto che sono solo un violino senza cuore e anima. Un violino emoziona molte persone, ma sfortunatamente non può emozionare se stesso. In fondo, tutti gli strumenti dell'orchestra di Niccolò sono come me, la sola differenza è che io sono firmato da Antonio Stradivari.

La vita di un violino è piena di avvenimenti e di duri preparamenti, per fare una bella figura, davanti a un pubblico che spende tantissimi soldi.

------------------------------------------------------

Tema di Elizabeth Schembri, A2.2

Se io fossi un violino sarei stimata e apprezzata dagli amanti della musica, specialmente da quelli che amano la musica classica. Avrei la possibilità di partecipare in grandi eventi e potrei anche fare parte di un'orchestra molto importante e voluta da tutti.

Se io fossi un violino avrei la possibilità di conoscere molta gente importante che verrebbe in teatro ad ascoltarmi mentre suono. Dal palco potrei vedere la gente che ascolta me e gli altri strumenti mentre i nostri padroni toccandoci emettono tanti suoni diversi che tutti insieme formano una melodia bellissima. Avrei la soddisfazione di vedere la loro felicità e il loro volto rilassato che sentendoci li fa dimenticare i loro problemi e che grazie al mio suono facciano un viaggio nella loro fantasia.

Girerei il mondo con il mio padrone per farmi suonare in grandi opere e questo mi permetterebbe di rappresentare il mio paese e di conoscere tanta altra gente che abbia un'altra cultura e quindi un altro tipo di musica. Magari potrei anche partecipare in un evento in cui i diversi tipi di musica si uniscono per mandare dei messaggi positivi a favore della pace o per aiutare dei bambini che soffrono la fame.

Potrei essere suonato per rallegrare dei bambini che stanno in ospedale o per fare compagnia a chi si sente solo. Potrei essere suonato nelle chiese per partecipare alla felicità di chi si sposa o per la gioia di un battesimo. Potrei anche essere suonato per accompagnare il dolore della gente durante un funerale.

Sarei lo strumento nel quale il mio proprietario si rifugia per staccarsi dal resto del mondo e così lo aiuterei a sentirsi più a suo agio. Anche perché mi suonerebbe per un suo piacere di sentire il mio dolce suono emettersi e così gli sembrerebbe, anche se per pochi minuti, che tutti i problemi si possano risolvere suonando un violino. Sicuramente avrei una vita molto agiata perché riceverei molta attenzione dal mio proprietario. Sicuramente, lui si prenderebbe molta cura di me per essere sempre al massimo delle mie condizioni.

Se fossi un violino vorrei essere suonato in continuazione e magari da un musicista molto bravo e molto famoso, così entrerei anche io nella storia, come il violino che è stato protagonista di molti eventi importanti. Magari fossi un violino!


------------------------------------------------------

Tema di Javier Joseph Formosa, A2.3

Sono un violino e ho circa duemila anni. In effetti sono uno strumento molto antico. La mia origine è quella russa. Infatti ero creato da un certo Vladimir Pantuski, che oltre a essere un buon inventore di strumenti era persino estremamente bravo nel modo in cui mi suonava. Infatti questa persona aveva l’abilità di suonarmi in modo talmente forte e con una certa passione. Nel 1877 Pantuski muore all’immprovviso a causa di un infarto. Devo dire che questo genio aveva il vizio delle sigarette e questo mi dava sui nervi.

La casa di Vladimir era totalmente abbandonata da otto anni, quando una coppia ha deciso di comprare la casa dopo un lungo periodo nel dimenticatoio. La casa era letteralmente paurosa e faceva venire i brividi siccome era abbandonata per tutti questi anni. Fortunatamente la coppia ha modernizzato la casa in breve tempo. Un giorno la donna ha deciso di pulire la cantina quando li ha trovato me. Fino a allora io ero abbandonato nel buio per un lungo periodo. In effetti io ho sempre pregato di essere trovato poiché mi sentivo nell’inferno eterno. Sfortunatamente ero totalmente danneggiato: le corde non funzionavano mentre io ero tutto coperto di graffi. Questa coppia ha deciso di vendermi dato che ero fatto da un artista molto famoso. Dopo otto anni mi sono trovato da un liutaio dove li ho preso vita dopo un delicato restauro. Il liutaio ha deciso di vendermi. Così, mi sono trovato sulla finestra del suo negozio con un prezzo estremamente caro. Infatti il carpentiere ha deciso di vendermi con il prezzo di 3.500.000 rubli.

Un certo Albert Munch mi ha comprato a quel prezzo. Io ero piuttosto sorpreso dato che mi ha comprato senza esitare. Dopo qualche tempo ho scoperto che quest’uomo era la persona più ricca della Russia. Lui aveva una casa straordinaria, anzi piuttosto che una casa, possedeva un palazzo. Dopo qualche tempo mi sono trovato in una grande sala coperto con una scatola di vetro. Lì ho realizzato quanto ero imprezzabile e storico. Passavano giorni e giorni e io ero ancora lì in quella iellata scatola quando dopo sei mesi chiuso, è arrivata una bellissima ragazza per parlare con Munch di me. Io non riuscivo a capire bene la loro conversazione anche se le loro voci stavano bombardando intorno al palazzo. Io ero piuttosto curioso sulla loro conversazione, quando ad un tratto ho sentito la parola concerto. All’improvviso Munch e l’altra persona che era una violinista si sono avvicinati a me. Munch ha tolto la scatola e mi ha prestato alla violinista per un concerto che stava per prendere posto nel teatro di San Pietroburgo.

Finalmente è arrivata la giornata che io stavo aspettando, la giornata del grande concerto. Io ero piuttosto ansioso su questo avvenimento dato che non avevo mai avuto l’opportunità di esser suonato di fronte ad una grande udienza. Io ero nelle mani della violinista pronto per dare il massimo di fronte a quella gente. All’improvviso abbiamo comminciato a suonare. Mi sentivo nel settimo cielo dato che sapevo che stavo dando piacere alla gente e persino stavo dando l’opportunità alla violinista di estrinsecare le sue emozioni, oltre ai suoi talenti.

Questo è il mio obbiettivo: dare alla persona una grande soddisfazione nella sua vita per raggiungere il suo scopo finale, quello di diventare una musicista e perfino una grande violinista.

------------------------------------------------------

Tema di Sarah Spiteri, A2.2

Sentivo il forte respiro del vento su di me. Le onde erano furiose. Il dolce suono degli uccelli che ringraziavano tutti gli elementi della natura mi resero subito conscio. Il dolce richiamo della natura mi svegliò.

Ero lì disteso in mezzo al nulla, non potevo vedere ma solo udire. La sabbia mi veniva sugli occhi, mi stava accecando. Non potevo vedere chiaramente, la mia mente era dispersa. Il mio stato d’animo era diffuso con la mia trasparenza. Ero confuso, non sapevo la mia identità. Ero nessuno.

“Di qua, venite!” “Sono qui, aiutatemi vi prego!” Potevo solo sperare, pregare che mi trovassero. Per un istante, mi credevo morto. Potevo vedere ancora una volta, mi sentivo soleggiare piano e guardai il cielo. Il sole splendeva raggiante su di me, ma non ero solo, non più.

Sentivo tre respiri diversi. Il loro cuore batteva a mille. I loro occhi erano tutti puntati su di me. “Non ho mai visto qualcoso di simile”. Mi stavano rotolando, osservandomi agitate e frasternati allo stesso tempo. “Chissà di chi era?” di una cosa, ero certo, ero salvo. Salvo dalla mia paura, salvo dalla mia insicurezza.

Tre azioni accaddero al’improvviso, urla, tiri di una pistola da lontano, e noi che correvamo. Un altro buco nero nella mia mente. Il mio istinto mi costringeva a piangere, a versare una lacrima per chi mi fece rinascere, anche se quelli erano stati solo pochi minuti. Pochi minuti che mi diedero di nuovo la gioia di vivere.

Caddi dalle braccia del mio custode. Gli altri due sono riusciti a scappare. “Che cosa credevi? Che mi sfuggivi?. Sei uguale a tua madre. Sei un testardo. Un buono a nulla.” L’altra voce stava parlando. Nessuna risposta.

“Dai alzati! Lo sai come sono fatto. Credevi di sfuggirmi, che cosa credi che sia sfuggire così dal tuo padrone in questo modo. Vi ho dato tutto, tua madre era un’incosciente e per quello che ha fatto, Dio l’ha punita!” In un istante, tremavo rapidamente, non mi controllavo più. Il ragazzo non si alzò.

Mi lasciai andare. Io, Clorindo, il violino promettente di Venere suonai,lasciando il mio istinto a capovolgere il mio stato d’animo. L’uomo restò incantato, non voleva credere ai suoi occhi. Era incantato dalla mia bellezza, dalla mia fragilità. Fu allora, che il padrone scappò via, privo di paura. Poi, come per magia, il mio custode aprì i suoi occhi, azzurri come il cielo. Gli occhi di un ragazzo innocente e sensibile che soffriva ma che combatteva contro la vita stessa!

0 commenti:

Posta un commento

Il violino tra arte scienza e tecnologia.

Il violino - frutto del genio tecnologico e artistico italiano. Progetto della scuola Superiore Giovanni Curmi, Naxxar, Malta